Itinerario di Avvento per scoprire assieme il piano pastorale 2022-2025.
ALBERO DI AVVENTO 2022 |
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La tomba vuota segno di ripartenza per ognuno.
Pasqua ci viene incontro con un intrecciarsi armonioso di segni cosmici: primavera, plenilunio, primo giorno della settimana, prima ora del giorno. Una cornice di inizi, di cominciamenti: inizia una settimana nuova (biblica unità di misura del tempo), inizia il giorno, il sole è nuovo, la luce è nuova. Davanti alla tomba vuota, davanti al corpo assente, è necessaria una nuova annunciazione, angeli vestiti di lampi: perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui. È risorto. Una cascata di bellezza. Il nome prima di tutto: "il Vivente", non semplicemente uno fra gli altri viventi, ma Colui che è la pienezza dell'azione di vivere. E poi: "non è qui"! Lui c'è, ma non qui; è vivo e non può stare fra le cose morte; è dovunque, ma non qui. Il Vangelo è infinito proprio perché non termina con una conclusione, ma con una ripartenza. Pasqua vuol dire passaggio: abbiamo un Dio passatore di frontiere, un Dio migratore. Non è festa per residenti o per stanziali, ma per migratori, per chi inventa sentieri che fanno ripartire e scollinare oltre il nostro io. Ed esse si ricordarono delle sue parole. Le donne credono, perché ricordano. Credono senza vedere; per la parola di Gesù, non per quella degli angeli; ricordano le sue parole perché le amano. In noi resta vivo solo ciò che ci sta a cuore: vive ciò che è amato, vive a lungo ciò che è molto amato, vive per sempre ciò che vale più della vita stessa. Quello che occorre è l'umanità di Dio, che non se ne sta lontano, ma entra nel nostro panico, nel nostro vuoto, visita il sepolcro, ci prende per mano e ci trascina fuori. E fuori è primavera. Ecco il cuore di Pasqua: il bene è più profondo del male.
p. Ermes Ronchi
Pasqua ci viene incontro con un intrecciarsi armonioso di segni cosmici: primavera, plenilunio, primo giorno della settimana, prima ora del giorno. Una cornice di inizi, di cominciamenti: inizia una settimana nuova (biblica unità di misura del tempo), inizia il giorno, il sole è nuovo, la luce è nuova. Davanti alla tomba vuota, davanti al corpo assente, è necessaria una nuova annunciazione, angeli vestiti di lampi: perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui. È risorto. Una cascata di bellezza. Il nome prima di tutto: "il Vivente", non semplicemente uno fra gli altri viventi, ma Colui che è la pienezza dell'azione di vivere. E poi: "non è qui"! Lui c'è, ma non qui; è vivo e non può stare fra le cose morte; è dovunque, ma non qui. Il Vangelo è infinito proprio perché non termina con una conclusione, ma con una ripartenza. Pasqua vuol dire passaggio: abbiamo un Dio passatore di frontiere, un Dio migratore. Non è festa per residenti o per stanziali, ma per migratori, per chi inventa sentieri che fanno ripartire e scollinare oltre il nostro io. Ed esse si ricordarono delle sue parole. Le donne credono, perché ricordano. Credono senza vedere; per la parola di Gesù, non per quella degli angeli; ricordano le sue parole perché le amano. In noi resta vivo solo ciò che ci sta a cuore: vive ciò che è amato, vive a lungo ciò che è molto amato, vive per sempre ciò che vale più della vita stessa. Quello che occorre è l'umanità di Dio, che non se ne sta lontano, ma entra nel nostro panico, nel nostro vuoto, visita il sepolcro, ci prende per mano e ci trascina fuori. E fuori è primavera. Ecco il cuore di Pasqua: il bene è più profondo del male.
p. Ermes Ronchi
dal mondo |
Dolore e preghiera della Cei per il popolo afghano
Un vile attentato quello di ieri a Kabul che muove la sofferenza dei vescovi italiani che lamentano scelte poco lungimiranti e incapaci di garantire la necessaria sicurezza alla popolazione afghana. Da qui l'appello al mondo perchè non resti indifferente, ma anche la certezza che la Chiesa prega per la pace.
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Centinaia di vittime e il dolore di un popolo già "provato da sofferenza e paura". Quanto accaduto ieri all'aeroporto di Kabul in Afghanistan suscita "dolore e sdegno" nei vescovi italiani. Un "vile attentato" - lo definisce la presidenza della Cei in un messaggio - "che offende profondamente la dignità umana" . " Purtroppo - scrivono i presuli - abbiamo assistito in questi anni a scelte che si sono rivelate nel tempo poco lungimiranti e incapaci di garantire la necessaria sicurezza alla popolazione afghana".
La comunità internazionale: non finga di non vedere
I vescovi "di fronte a questa ennesima strage" non solo rinnovano l'invito del Papa "affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo”, ma si rivolgono alla Comunità internazionale con un appello: "si faccia finalmente garante della pace in Afghanistan e nell’intera regione mediorientale, da troppo tempo attraversata da conflitti e segnata da violenze che sempre ricadono sulla popolazione civile, gravando soprattutto sulle persone più fragili e indifese. Il mondo non può voltare gli occhi dall’altra parte, fingendo di non vedere che, nelle complesse vicende politiche e militari in corso a Kabul e nel resto del Paese, ancora una volta vengono meno i diritti di bambini, donne, anziani, minoranze etniche e religiose. Invitiamo tutti a volgere lo sguardo del cuore verso chi è più bisognoso e vive in povertà e malattia".
La Chiesa è in preghiera per i cristiani dell'area
Nel messaggio infine i presuli italiani si rivolgono con un "pensiero fraterno" alle "piccole comunità cristiane dell'area" cui assicurano sia l'impegno nell'accoglienza dei profughi, "in accordo con le Istituzioni" sia la preghiera''.
Invitiamo le nostre comunità ecclesiali a invocare la pace per la martoriata terra afghana e per tutti gli altri contesti in cui soffiano venti di guerra, assicuriamo preghiere per le vittime e vicinanza ai loro cari, così come a quanti stanno pagando il prezzo più alto di questa nuova ondata di violenza.
articolo di Gabriella Ceraso– Città del Vaticano
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ALBERO DI AVVENTO 2022 |
Da giovedì 1 dicembre, giorno per giorno apri la casella corrispondente al giorno
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approvato dal Consiglio Pastorale Unitario.
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