LA PAROLA DELLA DOMENICA - domenica XIII T.O. – Anno C
Per Cristo l’uomo viene prima delle sue idee .
Sulla trama dell'ultimo viaggio, un villaggio di Samaria rifiuta di accogliere Gesù. Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? Eterna tentazione di farla pagare a qualcuno, la propria sconfitta. Gesù si volta, li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio. Nella concisione di queste poche parole appare la grande forza interiore di Gesù, che non si deprime per un fallimento, non si esalta per un successo, non ricerca né il consenso né il dissenso, ma il senso: portare vangelo. Andiamo in un altro villaggio! appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio, una casa c'è cui augurare pace, un lebbroso grida di essere guarito. Gesù difende quei samaritani per difenderci tutti. Per lui l'uomo viene prima della sua fede, la persona conta più delle sue idee. E guai se ci fosse un attributo: ricco o fariseo, zelota o scriba; è un uomo e questo basta. Il vangelo prosegue con una piccola catechesi sulla sequela. Il primo a venire incontro è un generoso: Ti seguirò, dovunque tu vada! Gesù deve avere gioito per lo slancio, per l'entusiasmo giovane di quest'uomo. Eppure risponde: Pensaci. Il secondo riceve un invito diretto: Seguimi! E lui: sì, ma lascia che prima seppellisca mio padre. La richiesta più legittima, dovere di figlio, sacro compito di umanità. Gesù replica con parole tra le più spiazzanti: Lascia che i morti seppelliscano i morti! Parole dure, cui però segue l'invito: tu vuoi vivere davvero? Allora vieni con me! Il Vangelo è sempre una addizione di bellezza, un incremento di umanità, promessa di vita piena. Terzo dialogo: ti seguirò, Signore, ma prima lascia che vada a salutare quelli di casa. Ancora un "ma", così umano che anche i profeti (Eliseo) l'hanno fatto proprio. E Gesù: chi pone mano all'aratro e poi si volge indietro, non è adatto al Regno. Hai davanti i campi della vita, non voltarti indietro: sulle sconfitte di ieri, sugli obiettivi mancati, sui cocci rimasti, sul male subito o compiuto, neppure con la scusa di fare penitenza, perché saresti sempre lì a mettere al centro te stesso: «non consultarti con le tue paure ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni ma al potenziale non realizzato ancora. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito ma di ciò che vi è ancora possibile fare" (Giovanni XXIII).
p. Ermes Ronchi
Sulla trama dell'ultimo viaggio, un villaggio di Samaria rifiuta di accogliere Gesù. Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? Eterna tentazione di farla pagare a qualcuno, la propria sconfitta. Gesù si volta, li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio. Nella concisione di queste poche parole appare la grande forza interiore di Gesù, che non si deprime per un fallimento, non si esalta per un successo, non ricerca né il consenso né il dissenso, ma il senso: portare vangelo. Andiamo in un altro villaggio! appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio, una casa c'è cui augurare pace, un lebbroso grida di essere guarito. Gesù difende quei samaritani per difenderci tutti. Per lui l'uomo viene prima della sua fede, la persona conta più delle sue idee. E guai se ci fosse un attributo: ricco o fariseo, zelota o scriba; è un uomo e questo basta. Il vangelo prosegue con una piccola catechesi sulla sequela. Il primo a venire incontro è un generoso: Ti seguirò, dovunque tu vada! Gesù deve avere gioito per lo slancio, per l'entusiasmo giovane di quest'uomo. Eppure risponde: Pensaci. Il secondo riceve un invito diretto: Seguimi! E lui: sì, ma lascia che prima seppellisca mio padre. La richiesta più legittima, dovere di figlio, sacro compito di umanità. Gesù replica con parole tra le più spiazzanti: Lascia che i morti seppelliscano i morti! Parole dure, cui però segue l'invito: tu vuoi vivere davvero? Allora vieni con me! Il Vangelo è sempre una addizione di bellezza, un incremento di umanità, promessa di vita piena. Terzo dialogo: ti seguirò, Signore, ma prima lascia che vada a salutare quelli di casa. Ancora un "ma", così umano che anche i profeti (Eliseo) l'hanno fatto proprio. E Gesù: chi pone mano all'aratro e poi si volge indietro, non è adatto al Regno. Hai davanti i campi della vita, non voltarti indietro: sulle sconfitte di ieri, sugli obiettivi mancati, sui cocci rimasti, sul male subito o compiuto, neppure con la scusa di fare penitenza, perché saresti sempre lì a mettere al centro te stesso: «non consultarti con le tue paure ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni ma al potenziale non realizzato ancora. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito ma di ciò che vi è ancora possibile fare" (Giovanni XXIII).
p. Ermes Ronchi
Foglio Avvisi del
26 GIUGNO 2022 Il mercoledì don Fabio è assente Venerdì dalle ore 16.00 alle 18.00 in canonica ad Arcole segreteria per ufficiature nelle sante messe, certificati, ecc. SPECIALE SACRAMENTIBATTESIMI |
DALLA DIOCESIINDICAZIONI LITURGICO PASTORALI
Tenendo conto dell’evoluzione della situazione pandemica da COVID-19, vengono date le seguenti indicazioni liturgico-pastorali per la Diocesi di Vicenza: Cessa l’obbligo delle mascherine nelle celebrazioni liturgiche e durante le attività pastorali (catechesi, attività caritas, attività cori, incontri vari, ecc.); se ne raccomanda tuttavia l’utilizzo al chiuso, in particolare in caso di affollamento. Si continui a igienizzarsi le mani all’ingresso dei luoghi di culto; è possibile tornare a usare nuovamente le acquasantiere |
CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA
Parrocchia S. Giorgio Arcole
LUNEDI’ 27 GIUGNO (s.Cirillo d’Alessandria) ore 19.00: suor Rosalucia, Mazzi Bruna, 30° Ballarin Italo, Lazzari Maria Rosa, Nuvolara Rino, Renato, Mariuccia, Sergio, Giovanna, Piero, Edda, Seghetto Orfeo, Esterino, Ornella, Cavallon Apollonia, Migliorini Carlo(ann.), Mario, Carmela,Umberto,Gelmina; Fasolo Giuseppe,Olinto, Maria; Paganotto Dino e Elda; |
Parrocchia S. Bartolomeo Gazzolo
MARTEDI’ 28 GIUGNO (s. Ireneo) ore 19.00: Meneghini Giuliana, Garzon Marco, Canazza Luigi, Vittorino, Faccioli Maria, Rossi Luigi (ann.), Agnese, don Teobaldo; |
PER PENSARECARDINALE ZUPPI PRESIDENTE DELLA CEIAssumendo il governo del cardinal Bassetti come un periodo che definirei di transizione, penso che il vero confronto vada istituito con il duo Ruini-Bagnasco che per ben 26 anni, precisamente dal 1991 al 2017, hanno guidato la Cei in stretta continuità tra loro. Ebbene, se mettiamo in parallelo le personalità Ruini-Bagnasco e quella del neopresidente Zuppi il risultato che emerge, a mio avviso, è il seguente:
da un lato l'istituzione, dall'altro il movimento; da un lato la politica, spesso declinata anche come “partitica”, dall'altro la società; da un lato la forma e talora la formalità, dall'altro la spontaneità e la fantasia; da un lato la tradizione, dall'altro l'innovazione; da un lato la sicurezza, dall'altro la volontà di infondere coraggio (il che è un'altra cosa dal dare sicurezza, perché chi dà sicurezza toglie la libertà, mentre chi infonde coraggio toglie la paura mantenendo la libertà). Insomma, da un lato il potere della Chiesa gerarchica, dall’altro il servizio della Chiesa comunità. |
E come l’elezione di Bergoglio ha determinato la leadership dell’ala profetica e progressista nella Chiesa cattolica, così la nomina di Zuppi fortemente voluta da Bergoglio è destinata a introdurre anche nella Chiesa italiana il primato della profezia e di quelle evoluzioni che genericamente chiamiamo progresso. Non è facile il compito della Chiesa italiana oggi, come non è facile in genere il compito di essere cristiani in Occidente. Non lo è perché le nostre società apprezzano l'anti-istituzionalità, la ribellione, il no più del sì, premiano le alternative e gli alternativi, e quindi istintivamente non amano le istituzioni portatrici di una lunga e pesante tradizione, tra le quali primeggia la Chiesa cattolica. Papa Francesco risulta tanto popolare esattamente per la sua carica alternativa, un Papa non papale, quasi laico con quelle sue scarpe nere del tutto normali, e il cardinal Zuppi oggi alla guida della Chiesa italiana ha uno stile personale del tutto simile, senza minimamente alleggiarsi a “bergogliano” perché egli è proprio così di suo, e anzi complessivamente è più dolce e più mite di Bergoglio che invece, da antico gesuita, sa essere talora aspro e direttivo. Ma il punto vero riguarda il mondo, non la Chiesa, perché la Chiesa esiste per il mondo, non per sé, e anzi quando è in funzione di sé e non del mondo tradisce la missione per cui venne fondata. E all'interno di un mondo come l'attuale risentito verso il passato e spaventato ancora più del futuro, un mondo privo di certezze se non quelle del denaro e del piacere che nulla hanno a che fare con l’etica e che per questo non sanno infondere il bene più prezioso che è la pace interiore, un mondo in cui sono sempre di più coloro che risultano completamente analfabeti in materia religiosa, in questo mondo delle pandemie e delle guerre, dell’emergenza climatica e delle migrazioni, in questo mondo che sembra appartenere più al diavolo che a Dio, qual è il contributo che può dare la Chiesa? Me lo chiedo pensando a Matteo Zuppi che da anni conosco personalmente e con il quale ogni tanto andavo nella trattoria a due passi dall’arcivescovado bolognese osservando come in quei quattro passi per strada fossero numerose le persone che lo fermavano e lo salutavano, e come egli avesse uno sguardo e una parola per tutti. Ma ecco il primo contributo della Chiesa: umanità, fraternità, superamento delle solitudini, senso di comunità, gentilezza, calore umano, genuina accoglienza. L’evangelizzazione passa da qui, senza umanità e comunità non c’è oggi nessun Vangelo che tenga. È esattamente quello che papa Francesco vuole dei vescovi e dei preti: che abbiano “l’odore delle pecore”, metafora evangelica per dire la capacità di vicinanza dei sacerdoti alla gente. C'è però anche bisogno di un altro odore, quello dell’incenso. Intendo il bisogno di recuperare il senso del sacro e della liturgia perché troppo spesso le messe sono celebrazioni formalistiche e chiassose dove il senso del mistero si perde, dove non si prega, dove si ascoltano prediche scontate, non ci si raccoglie, non si medita, e ci sono ben poche tracce di spiritualità. Qui passa a mio avviso uno dei fronti più urgenti della missione della Chiesa italiana e sarebbe un errore fatale trascurarlo, o peggio ancora rendere la liturgia dominio dei tradizionalisti anticonciliari, gente non priva di forti accentuazioni fasciste e antisemite. La Chiesa italiana deve lavorare per ritrovare la sacralità e la bellezza antica della liturgia, e far riassaporare il suo mistero non a dispetto del mondo contemporaneo ma donando a questo mondo, ormai privo di riti degni di questo nome, ciò che esso ha perduto: il sacro, il mistero, la solennità. Anche questo mi aspetto dal cardinale Zuppi presidente della Cei e so che egli è in grado di lavorare al riguardo. Meno di una settimana fa eravamo seduto insieme nella Sala Rossa del Lingotto a ragionare sul teologo luterano Dietrich Bonhoeffer davanti al pubblico del Salone del Libro di Torino. Il tema era: “Trovare Dio in ciò che conosciamo”, una frase che Bonhoeffer scrisse in una lettera del 30 maggio 1944. Ebbene, io mi attendo che il nuovo Presidente dei vescovi aiuti il nostro Paese a trovare Dio. Sono sicuro che anche i laici ne trarrebbero beneficio, perché non si tratta di tornare tutti in Chiesa in processione in fila per due. Si tratta piuttosto di “mettere ordine nella propria vita”, per riprendere l’espressione di Ignazio di Loyola che il cardinal Martini ricordava molto spesso, il che può avvenire solo in presenza di un principio ordinatore – che poi lo si chiami Dio, o giustizia, bellezza, verità, amore, bene, è una questione tutto sommato secondaria. Dall’ordine introdotto nella propria vita nasce il coraggio, ciò di cui il nostro tempo ha un bisogno urgente, come dell’aria che si respira. Si tratta di dare coraggio a questo nostro tempo spaventato, spaventatissimo. Una volta insieme in trattoria gli proposi una grande assemblea sulla paura: tre, quattro, cinque giorni in cui convocare le più interessanti personalità italiane, credenti e no, a raccontare le loro paure. Ora ha a disposizione le leve del comando della Chiesa italiana, non tanto, ovviamente, per fare l’assemblea, quanto per infondere coraggio. Etimologicamente coraggio significa azione del cuore, con il termine formato dal latino “cor-cordis” e dal suffisso -aggio che esprime l’azione specifica del sostantivo (come spia-spionaggio, vagabondo-vagabondaggio e così via). Zuppi ha un grande cuore, lo so, quindi le carte in regola per la missione più importante che lo aspetta.
Tratto da Vito Mancuso, La Stampa 25 maggio 2022
Tratto da Vito Mancuso, La Stampa 25 maggio 2022
Consiglio Pastorale Unitario |
composizione della segreteria:
Chinato Corrado (segretario), Tacconi Giorgia (moderatore), Mirandola Giuseppe, Bonvicini Matteo e Billo Annamaria. organizzazione del CPU: Ambito Liturgico: Billo Annamaria, Chinato Corrado, Verzè Francesca, Corain Claudia; Ambito dell’Annuncio: Bonvicini Matteo, Fossato Alessandro, Tacconi Giorgia; Ambito della Carità: Cherubin Simone, Crestan Giuseppina; Ambito sociale: Crestan Stefano, Micheletti Nicola, Mirandola Giuseppe. Impegno e Valori condivisi: Vogliamo metterci al servizio della comunità per favorire la comunione tra le persone, i gruppi, le organizzazioni, con uno spirito di corresponsabilità con il parroco. Il nostro impegno sarà rivolto a promuovere occasioni di ascolto, in particolare rispetto alle nuove esigenze e ai nuovi bisogni, facendoci portavoce di quanti si trovano più in difficoltà. Consideriamo essenziale il confronto con la Parola di Dio e la preghiera, per affinare la capacità di saper cogliere ‘’i segni dei tempi’’, dai quali alimentare nuove proposte pastorali, in grado di favorire la costruzione di relazioni autentiche. Ci impegniamo a promuovere momenti di aggregazione che permettano alle persone di conoscersi e di recuperare la dimensione spirituale, culturale e sociale di ogni parrocchia. |